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L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le dichiarazioni sulla transessualità.


Il 19 giugno 2018, l'OMS ha dichiarato che: <<i transessuali NON sono malati>>. Cosa significa? Significa che l'Oms, ha affermato che la disforia di genere non è più disturbo mentale. Ma i "problemi" restano, ovvero nel percorso di transizione, non è cambiato praticamente nulla, sia per quanto riguarda le tempistiche per la terapia ormonale che quella per il percorso giuridico. Perché questo? Semplicemente per salvaguardare le persone che affrontano questo percorso. Infatti, di 10 persone transessuali solo 8 di esse si dimostrano effettivamente tali. Il percorso psicologico pre-ormonale si dimostra dunque fondamentale. Il percorso giuridico invece, che, permetterà le operazioni e il cambio di documenti è statisticamente lungo dai 6 mesi fino a un anno (in alcuni casi maggiore di un anno, in altri più breve. Può variare a seconda di molti fattori) poiché l'individuo, qualora ripensasse alla transizione, potrebbe tornare indietro e dunque non portare eccessivi segni, mentre qualora avesse già affrontato le operazioni sarebbe praticamente quasi impossibile de-transizionare. Non cambierà nulla dunque dal punto di vista medico-chirurgico, ciò che era gratuito prima, continua ad esserlo. L'OMS dichiara quindi che la transessualità non è più considerata e inclusa nelle malattie mentali, ma, semplicemente una variabile ordinaria dell'identità sessuale. Possiamo dunque segnare questa data sul calendario, sorridere e festeggiare.

 
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